Squittisci con che ratto vai e ti dirò che ratto sei

557* 21 novembre 2021

Un decennio dopo che gli scienziati hanno scoperto che i ratti  da laboratorio cercano di salvare un altro ratto in difficoltà, ma non un ratto che considerano un estraneo, il nuovo studio “Neural correlates of ingroup bias for prosociality in rats”, pubblicato recentemente su e-Life da un team di ricercatori israeliani, statunitensi e canadesi guidati da Inbal Ben-Ami Bartal della Tel-Aviv University  ha individuato le regioni del cervello che spingono i topi a dare la priorità a chi è loro “familiare” in tempi di crisi e suggerisce che «Anche gli esseri umani possano condividere lo stesso pregiudizio neurale» e che «L’altruismo, sia nei roditori che negli umani, è motivato dal legame sociale e dalla familiarità piuttosto che dalla simpatia o dal senso di colpa».

Queste righe tratte da greenreport.it per anticipare un altro articolo, quello tratto da everyeye.it:

L’interazione sociale è un meccanismo che alcune specie utilizzano per difendersi dai pericoli.

L’”animale sociale” per eccellenza è l’uomo, che durante la sua evoluzione ha prevalso contro le più pericolose creature, grazie ai rapporti sociali.

Interessanti studi hanno mostrato che anche i ratti sembrano “scegliersi le amicizie”.

Secondo uno studio di un gruppo di ricerca del Regno Unito, i ratti (adoperati come animali modello in laboratorio) non sembrano instaurare relazioni in modo casuale, ma manifestano veri e propri comportamenti di “scelta delle amicizie” nei confronti di individui dello stesso sesso. In questo caso sono stati analizzati topi maschi.

I ricercatori delle Università di Portsmouth e Lincoln, avvalendosi di registrazioni video, hanno monitorato le abitudini di diversi gruppi di ratti maschi, per un periodo di tre mesi.

Grazie a ciò è stato possibile appurare la loro inclinazione ad instaurare rapporti con membri dello stesso sesso e non solo.

Infatti, questi animali sembrano manifestare anche preferenze, basate sulla “simpatia”, verso alcuni membri, evitandone degli altri.

Scoprire che i ratti maschi non si associano casualmente ad altri ratti, ma cercano i loro compagni di gabbia preferiti ed evitano attivamente gli altri, mostra che essi sono simili in questo senso ad altre specie come uccelli, primati e pipistrelli.” ha dichiarato la dott.ssa Leanne Proops, ricercatrice presso l’Università di Portsmouth.

Un ulteriore interesse dello studio è stato quello di valutare la stabilità di queste preferenze sociali.

Analizzando le abitudini dei roditori, i ricercatori hanno potuto appurare che i ratti maschi mantengono queste preferenze anche per mesi.

In natura è possibile trovare esempi di animali che mostrano preferenze sociali nei confronti degli individui della propria comunità.

Basti pensare ai rapporti instaurati tra le scimmie cappuccino, che attuano una vera e propria selezione degli “amici”, basandosi su caratteristiche della personalità.

La dott.ssa Teresa Romero, ricercatrice presso la School of Life Sciences dell’Università di Lincoln, ha affermato di “sapere da tempo che animali come babbuini, cavalli e topi domestici formano amicizie tra individui dello stesso sesso, il che influisce positivamente sul loro successo riproduttivo e sulla durata della vita.

Eppure, nonostante 150 anni di allevamento di ratti, sappiamo ancora sorprendentemente poco sul loro comportamento o organizzazione sociale, in natura.

Secondo gli studiosi, i risultati di questa ricerca potranno avere effetti positivi sulle popolazioni di questa specie, portando benefici sia alla gestione che al benessere degli animali allevati in cattività.

 

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