La disinfestazione antilarvale contro le zanzare

124* 03 giugno 2020

Nell’articolo n° 33 abbiamo parlato delle zanzare e della disinfestazione adulticida, delle attenzioni da porre a scopi preventivi, toccando la disinfestazione antilarvale, che qui approfondiamo.

Le femmine delle zanzare depongono le uova sull’acqua o in luoghi che verranno sommersi solo dopo un certo periodo di tempo.
La schiusa dell’uovo e lo sviluppo della larva di zanzara avverrà solo in presenza di acqua solitamente stagna ed allo stato liquido di varie tipologie: dolci, salmastre, torbide, limpide, inquinate o pulite.

Il tempo di sviluppo delle larve dipende dalla temperatura dell’acqua che, più calda è, più da vita a nuove zanzare adulte.

La Culex pipiens, o zanzara comune, è attiva dal tramonto all’alba e punge sia dentro che fuori dalle abitazioni. Sverna come femmina adulta nei posti caldi all’interno delle abitazioni, nelle cantine o nei magazzini. Le uova sono deposte soprattutto nella superficie dell’acqua dei tombini stradali e dei fossati, a gruppi, in strutture chiamate “barchette”.

La zanzara tigre, invece, arrivata in Italia successivamente, sverna come uovo deposto in luoghi come ad esempio sulle pareti interne dei tombini stradali, piccoli contenitori e recipienti, che verranno sommersi dalle piogge di aprile/maggio.

Questi due tipi di zanzare, quindi, possono condividere la presenza di acqua, ma poi avranno comportamenti diversi.
La zanzara tigre, infatti, depone le uova solo in piccoli quantitativi d’acqua e non distanti dai giardini e dalle abitazioni. Dufferentemente, quella comune predilige grandi ristagni d’acqua come fossati, acquitrini, risaie, ecc. in luoghi anche distanti dalle abitazioni.

Questo ne consegue che l’esecuzione degli interventi antilarvali nei tombini stradali è utile per ridurre la presenza di entrambe le specie. Ma non prevedere controlli e nelle acque stagnanti dei fossati più lontani può permettere ala zanzara comune di moltiplicarsi in maniera importante.

Essendo la lotta adulticida contro la zanzara il molto più delle volte solo parzialmente efficace, il controllo punta sempre più sulla corretta esecuzione di specifici trattamenti contro gli stadi larvali.

La lotta antilarvale ha del resto un impatto ambientale minore ed è più mirata, sebbene solitamente le amministrazioni comunali sono attente a far eseguire i trattamenti nelle caditoie delle aree pubbliche ma non altrettanto attenti sono spesso i privati.

Una corretta disinfestazione antilarvale deve esaminare l’area oggetto dell’intervento, registrando la presenza di tutti i siti di ristagno dell’acqua, i potenziali focolai di sviluppo larvale.
I campionamenti daranno modo di capire quando iniziare gli interventi antilarvali e con che cadenza ripeterli.

Con l’obiettivo di indirizzare le attività di lotta e verificarne l’efficacia si può prevedere l’utilizzo di ovitrappole.
Esse sono contenitori di colore nero di circa 500 ml di volume da collocare in aree ombreggiate riempiti con circa 300 ml di acqua.
Nella parete viene fissata una listella di masonite (per l’ovideposizione) che deve
essere sostituita settimanalmente per essere esaminata allo stereomicroscopio per osservare la presenza delle uova.
Dal numero di uova deposte è possibile effettuare una stima della consistenza
numerica della popolazione adulta e valutarne l’evoluzione.
Si devono distinguere 2 tipi di focolai larvali. Quelli rimuovibili, presenti principalmente sulla proprietà privata (contenitor artificiali) e quelli stabili, costituiti da caditoie stradali, grondaie, pozzetti di cortili o garage, cavità di piante.
Ove possibile si deve giungere alla rimozione dei focolai larvali, con la collaborazione
dei cittadini, adeguatamente informati e sensibilizzati.

Ci sono vari insetticidi antilarvali, caratterizzati da tossicità, persistenza d’azione e impatto su organismi non bersaglio (pesci, anfibi, crostacei, altri insetti, alghe, ecc.) che dipendono dal tipo di principio attivo contenuto e dal tipo di formulazione.

Si passa da una persistenza di qualche giorno data da formulati microbiologici a base di Bacillus thuringiensis var. israelensis, alla persistenza più lunga (oltre 30 giorni) data da principi attivi come il piriproxifen, o 20 giorni circa come il diflubenzuron (la molecola di cui in foto iniziale) che agisce per ingestione e contatto interferendo con la formazione di chitina nella cuticola delle larve di zanzare bloccandone il normale processo di muta. Fino ad arrivare al prodotto composto dal Bacillus Thutingensis Subsp. Israelensis, Bacillus Sphaericus, un larvicida biologico che si dice persistente fino, si dice, a 40 giorni.

La persistenza è condizionata, nella realtà, dalle condizioni metereologiche, precisamente dalle piogge abbondanti.

Le formulazioni sono rappresentate da prodotti liquidi concentrati, da granuli o compresse a lenta cessione.

A livello pubblico non è certamente un momento florido: pubbliche amministrazioni indicono gare quasi esclusivamente puntando sul ribasso dell’offerta economica, forse non tenendo conto che dopo anni i margini di guadagno per il disinfestatore, drasticamente ridotto, può compromettere la qualità del servizio.

A fronte, tra l’altro, di un’esigenza da parte delle ulss che prevedono, giustificatamente, una collaborazione sempre maggiore dalle ditte di disinfestazione, aumentandone la burocrazia fino alla richiesta di tracciabilità data dalla geolocalizzazione delle caditoie da trattare che non può che aumentare i tempi di esecuzione.

 

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