Foto/Clienti 18. Flagello arvicole nelle culture

437* 11 luglio 2021

Siamo stati di recente contattati (merito di un passaparola di un Cliente locale che si affida ai nostri servizi) da un’Azienda con sede nel bellunese.

Questa realtà è un ente strumentale della Regione del Veneto, che svolge attività di supporto alla Giunta Regionale nell’ambito delle politiche per i settori agricolo, agroalimentare, forestale e della pesca.

In particolare si adopera alla commercializzazione di sementi di varietà da conservazione , una delle principali problematiche legate alla conservazione (quali querce, faggi, frassini e abeti) e diffusione di queste risorse genetiche locali.

Tali risorse genetiche, i semi, che evolvono in piante utilizzabili per la riforestazione e il ripristino degli habitat e la salvaguardia delle specie, è ovvio che, qualora venissero meno, ciò rappresenterebbe un danno non solo economico.

Ed una seria minaccia della raccolta della “materia prima” (il seme) che rappresenta l’inizio del percorso che porterà ad ottenere nuovi alberi, è data dalle arvicole, ghiotte di semi e radici.

Purtroppo, attualmente, al di là delle strategie “meccaniche” di cui abbiamo parlato specificatamente nell’articolo n° 53, la lotta contro questo animale è ardua.

Vediamo il perchè.

Innanzitutto non c’è attualmente un prodotto professionale registrato riportante in etichetta il permesso di utilizzo contro le arvicole.

L’uso di certi derattizzanti sarebbe, quindi, non supportata dalla normativa… e quindi perseguibile.

I prodotti in esca avvelenata, inoltre, andrebbero posizionati non internamente agli erogatori (che per abitudini dell’arvicola non sarebbero raggiunti), bensì direttamente nei fori delle tane.

Ciò raffigurerebbe un serio pericolo per animali non bersaglio presenti nelle aree da disinfestare, che nel contesto specifico di quest’Ente sono rappresentati da volpi, donnole, rapaci, ecc.

 

Vuoi saperne di più? Scrivici senza impegno!

 

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