Moria di topi in Veneto: nessuna conferma di presenza di Hantavirus

436* 10 luglio 2021

(Riadattamento Articolo dal ilgiornaledelnordest.it)

Da alcune settimane, la stampa si è più volte occupata di casi nel Nord Est legati ad un eccesso di mortalità di topi o di infezioni trasmesse dagli stessi roditori.

Ad oggi le indagini condotte dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie non hanno messo in evidenza specifiche cause infettive che possano spiegare questa mortalità eccedente, verosimilmente associata ad un fenomeno “naturale” di regolazione della popolazione di questi micromammiferi forse attribuibile ad una precedente esplosione demografica.

Qualche giorno fa questa evidenza di eccesso di mortalità dei topi è stata indagata in modo particolare per una ipotesi di infezione da Hantavirus, infezione che può interessare l’uomo a seguito di contatto con feci, saliva, urine di roditori infetti.

Questa ipotesi, ad oggi, non ha alcuna conferma.

Si riportano di seguito alcune misure di comportamento in relazione ai possibili contatti con i topi:

Sono utili periodiche azioni di disinfestazione e derattizzazione.

L’acqua e tutti gli alimenti, compresi quelli destinati agli animali domestici, debbono essere protetti dal contatto con i roditori mediante reticelle metalliche o contenitori “a prova di topo” (resistenti al rosicchiamento, impermeabili, infrangibili)

I rifiuti domestici devono essere tenuti al riparo, e prontamente allontanati dalle abitazioni e smaltiti in modo idoneo.

Nel corso di tutte le operazioni che comportano la manipolazione di roditori infetti o la decontaminazione di abitazioni infestate da roditori, debbono essere utilizzati indumenti protettivi, stivali di gomma, mascherine, occhiali e guanti di gomma.

La decontaminazione di ambienti potenzialmente contaminati da escreti di roditori infetti può essere effettuata mediante l’impiego di soluzioni di ipoclorito di sodio o altri disinfettanti attivi sui virus. La comune varechina per uso domestico si presta ottimamente allo scopo.

Evitare l’esposizione ai roditori e alle loro escrezioni.

Il professor Dario Capizzi, funzionario della Regione Lazio e docente di Conservazione degli ecosistemi presso l’Università della Tuscia, interpellato da Anid, spiega che «La malattia non è una novità, ma è nota da alcuni decenni. Addirittura, con indagini retrospettive è stato possibile ricostruire che alcune epidemia verificatesi nella prima metà del secolo scorso, all’epoca attribuite ad altri patogeni, erano proprio dovute agli hantavirus».

La possibilità che le infezioni da hantavirus possano trasformarsi in una nuova pandemia, dopo l’emergenza sanitaria da covid-19, genera diverse preoccupazioni.

«Purtroppo, siamo tutti condizionati da quanto accaduto negli ultimi tempi ma tenderei ad escludere possibili legami fra infezioni da hantavirus ed una nuova pandemia, almeno sulla base delle evidenze fino ad oggi disponibili: nella letteratura scientifica non sono finora noti casi di trasmissione da persona a persona della specie virale presente in Europa. Certamente, ci segnala l’importanza di effettuare attività di gestione dei roditori che, non va dimenticato, sono vettori di numerosi altri patogeni».

 

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