Insetti: in lotta per la sopravvivenza. L’attività dei ragni

640* 24 marzo 2022

(Articolo tratto da rivistanatura.it)

Della loro esistenza spesso non siamo a conoscenza, eppure vivono tra noi e mettono ogni giorno in scena la lotta tra la vita e la morte.

Con conseguenze più rilevanti di quanto potremmo immaginare.

Ben più del novanta per cento degli animali che vivono sulla terraferma sono invertebrati.

Forme di vita di dimensioni spesso modeste come insetti, ragni, millepiedi, crostacei o cosiddetti “vermi”.

Abbiamo difficoltà a credere che questi esseri viventi, che condividono con noi il pianeta, possano avere un impatto profondo su tutti gli ecosistemi della Terra.

Ma artropodi (il gruppo che comprende animali con scheletro esterno come insetti e ragni) e piccoli vertebrati, come molti rettili e anfibi, hanno vite ben più complesse e rilevanti di quanto si creda.

Fin dagli albori della vita sulla Terra sono stati, dopo le piante, i primi attori di ogni habitat che conosciamo.

La vita, in questo mondo in miniatura, può essere pericolosa e terribilmente breve.

Pochi tra questi animali muoiono “di vecchiaia”, semplicemente perché c’è sempre qualcuno che può mangiarli.

Passeggiando distrattamente non ci facciamo caso, ma questa lotta per la sopravvivenza avviene continuamente all’altezza dei nostri piedi.

E le conseguenze di quanto accade sono più rilevanti di quanto le modeste dimensioni della maggior parte delle specie coinvolte farebbe pensare.

Prendiamo i ragni, per esempio, i predatori più diffusi nei nostri campi.

Secondo uno studio pubblicato da Nyffeler e Birkhofer sulla rivista The science of Nature, la popolazione mondiale di ragni divorerebbe tra i 400 e gli 800 milioni di tonnellate di insetti all’anno.

Considerando che l’intera umanità consuma circa 400 milioni di tonnellate di carne e pesce, in pratica i ragni mangiano il doppio delle proteine animali di noi uomini.

Si è arrivati a questi numeri enormi basandosi sulla densità dei ragni in alcuni habitat di riferimento, come foreste tropicali e temperate, savane e praterie e sul loro fabbisogno energetico che ha offerto una stima degli insetti eliminati nei diversi contesti.

Ma sono state prese in considerazione anche stime sul numero di prede catturate dai ragni in diverse tipologie di habitat, disponibili da studi precedenti.

Facendo un paragone tra le due valutazioni si è arrivati ad ottenere gli altissimi numeri complessivi.

Un insetto come una mosca o una cimice ha quindi un’ottima possibilità di concludere prematuramente la propria vita tra le zanne di un ragno.

Questi ultimi, infatti, sono tutti predatori e gli insetti sono il loro cibo ideale: abbondanti e diffusi ovunque.

Alla luce di quanto è stato scoperto sulla complessità delle loro tecniche di caccia e sul loro ruolo di controllo degli insetti, dovremmo cominciare a rivalutare i ragni, considerandoli preziosi alleati nella lotta alle specie dannose in agricoltura.

Bisogna ammettere, però, che il loro impatto è massimo negli ecosistemi ricchi e ben conservati, come le foreste e le grandi praterie e più ridotto in quelli molto alterati.

I ragni da soli, quindi, non possono “salvare il mondo” dalle specie problematiche per le colture, ma in un ambiente ben conservato assieme ad altri sterminatori di insetti, come mantidi religiose e formiche, rane e lucertole, possono dare un contributo notevole al mantenimento degli equilibri naturali ed agricoli.

 

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