Il Pest Management e le specie esotiche invasive

539* 01 novembre 2021

(Articolo tratto da Synergitech)

La consapevolezza di dover gestire, nell’ambito dell’attività della Disinfestazione professionale, un certo numero “limitato” di specie viventi infestanti potrebbe costituire un vero e proprio “conforto”, ma la realtà dei fatti e le evoluzioni future non regalano delle certezze a riguardo.

Se è vero che alcuni infestanti appartengono alla fauna italiana da tempo immemore e che per gli addetti ai lavori rappresentano un target noto da gestire con tecniche consolidate e validate, bisognerebbe considerare quell’insieme di organismi viventi che periodicamente raggiungono i territori non solo nazionali ma anche continentali, attraverso varie modalità.

Da un lato vi sono le specie “esotiche”, ovvero quelle specie viventi non native di un dato ecosistema e che, se presenti, sono state introdotte in maniera volontaria o accidentale.

D’altro canto, si parla di specie “invasive”: una specie invasiva è anche esotica e si è stabilita ed ha proliferato nell’ambito di un ecosistema, causando (o potendo causare potenzialmente) con la sua introduzione danni economici, ambientali ed impatti negativi sulla salute umana ed animale.

Certamente, queste definizioni avranno ricordato ai più le questioni legate alle zanzare invasive aliene.

Di fatto, da diversi anni ormai in Europa ed in Italia, le notifiche di trasmissioni autoctone di dengue e chikungunya hanno dimostrato come la presenza di una zanzara Rhynchophorus ferrugineus (punteruolo rosso della palma) 10 invasiva quale Aedes albopictus (la zanzara tigre) abbia un impatto di un certo rilievo sulla salute pubblica.

È quindi assolutamente necessario impostare e, laddove possibile, rafforzare le misure di sorveglianza su specie di zanzare esotiche come Ae. albopictus, Ae. aegypti, Ae. atropalpus, Ae. japonicus, Ae. koreicus, in tutte le aree a rischio di importazione o di diffusione.

Questa tematica assume poi maggiore importanza in un contesto di forti cambiamenti climatici ed ambientali, favorevoli all’aumento delle popolazioni dei vettori ed all’amplificazione della diffusione dei relativi arbovirus.

Del resto, l’Italia rappresenta, per la propria posizione nel bacino del Mediterraneo, un territorio ad alto rischio di introduzione, consentendo di fatto anche l’insediamento di specie subtropicali.

Ma limitarsi solo alle zanzare, sarebbe un errore. Se da un lato, alcune piante come le patate e i pomodori, specie esotiche originarie del Sud America, hanno rappresentato sia una fonte di nutrimento che di reddito importantissime, altre specie, hanno rappresentato delle gravi minacce.

È il caso di altre avversità delle piante agricole (comprese le derrate immagazzinate), forestali ed urbane (interesse di tipo fitosanitario).

Le conseguenze dell’introduzione e dell’insediamento di nuove specie possono essere devastanti: le specie autoctone possono resistere ad avversità (ma anche a malattie) locali, essendo anche dotate di strumenti fisiologici di difesa naturale.

Questo può non accadere quando una pianta è colpita da una nuova specie di parassita.

Allo stesso modo, alcune specie di animali ed insetti introdotti in un nuovo contesto ambientale, non subendo il controllo naturale dei predatori tipici della propria area di origine, possono riprodursi con velocità e letteralmente “invadere” le nuove aree.

La diffusione della zanzara tigre nel territorio italiano ne è una delle dimostrazioni più chiare: introdotta accidentalmente in diversi paesi europei tra gli anni ’70 e ’90, si è diffusa in maniera incontrollata in tutta Europa.

È bene precisare che non tutte le specie aliene sono invasive.

Esse diventano “invasive” qualora trovino le condizioni ottimali per la propria diffusione e riproduzione, con le conseguenze negative sopracitate.

Si stima che il rapporto tra specie invasive e specie aliene sia di 1:100, ovvero per cento “alieni”, solo una specie diventa invasiva.

Eppure, questo successo può essere del tutto “casuale”, dovuto alla presenza di fattori favorevoli di tipo climatico, oppure ad una vera e propria combinazione benevola di caratteristiche biologiche che possono rendere la specie invasiva maggiormente favorita rispetto alle specie ed agli ambienti locali.

Del resto, anche Rattus rattus sembra affondare le sue origini in Asia, avendo poi raggiunto l’Europa con circa sei secoli di anticipo rispetto al Rattus norvegicus, a seguito dei traffici commerciali.

Eppure, entrambi gli infestanti rappresentano oggi un target assolutamente consueto per i Derattizzatori europei.

Tra gli infestanti già noti e non originari dei nostri territori possiamo citare Halyomorpha halys (la cimice asiatica), la formica argentina (Linepithema humile), Harmonia axyridis (la coccinella arlecchino), Cameraria ohridella (la minatrice fogliare dell’ippocastano), Rhynchophorus ferrugineus (il punteruolo rosso della palma), ecc.

Altri infestanti alieni ben noti al settore fitosanitario sono anche Tuta absoluta (microlepidottero originario dell’America del sud, avversità del pomodoro) e Drosophila suzukii (il moscerino dei piccoli frutti).

Tra le principali cause di perdita di biodiversità, la diffusione di specie esotiche ed invasive rappresenta quindi una vera e propria minaccia.

A titolo esemplificativo, si è stimato che i danni provocati dalle specie esotiche invasive siano ammontati nel Regno Unito (nell’anno 2015) a circa 2 miliardi di euro.

A partire dal 2015 in Europa è in vigore il Regolamento UE 1143/2014, recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive.

Esso è affiancato in Italia dal D. Lgs. 230/2017 (quale adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento).

Ma anche altre disposizioni di tipo fitosanitario sono disponibili, sebbene talvolta le misure di contrasto e contenimento/eradicazione attuate non sortiscono gli effetti desiderati.

Questo corpo legislativo ha lo scopo di stabilire azioni atte a prevenire, ridurre e mitigare i rischi e gli effetti negativi sulla biodiversità, sulla salute e sull’economia, a seguito dell’introduzione e diffusione delle specie invasive.

Oggi, il 10-15% delle specie aliene è ritenuto invasivo. Tuttavia, i tassi di crescita di queste invasioni sono in aumento: si è stimato che, solo in Italia, il numero di specie esotiche sia cresciuto del 96% negli ultimi anni.

Anche a livello mondiale la tendenza è analoga e non sembra mostrare segni di rallentamento.

Tra le cause principali, è necessario citare gli incrementi dei traffici commerciali ma anche i viaggi ed il turismo.

I punti di ingresso sono normalmente costituiti da porti e aeroporti dove merci e persone possono inconsapevolmente essere i trasportatori di tali organismi.

Anche gli imballaggi possono essere infestati, sia da specie già conosciute che da specie esotiche e potenzialmente invasive.

Ma non da meno, i traffici commerciali di piante e di animali, le introduzioni volontarie di alcuni animali ed il relativo rilascio o le fughe in ambito privato o da allevamenti hanno il loro ruolo.

Attraverso elenchi aggiornati periodicamente, sono rese note le specie più impattanti a livello europeo.

Nella lista delle specie esotiche invasive di interesse unionale si trovano alcune specie presenti in Italia (talvolta in maniera diffusa, altre volte in maniera localizzata), tra cui la nutria, il procione, lo scoiattolo grigio, la testuggine palustre americana, la vespa velutina, ecc. 12 Per quanto riguarda gli insetti, è possibile citare anche altri infestanti alieni che stanno facendo sentire il loro impatto.

Tra questi, il coleottero Popilia japonica, la cocciniglia tartaruga Toumeyella parvicornis, anche nei confronti delle piante urbane.

Ma non solo animali: non mancano infatti anche le piante come l’ambrosia (Ambrosia sp.) e il panace gigante (Heracleum mantegazzianum) che possono provocare allergie, irritazioni cutanee e bruciori.

Il contesto delle specie invasive aliene presenta poi delle analogie e delle connessioni con la sempre maggiore diffusione di animali selvatici, che seppure autoctoni, si spingono verso le aree urbane.

È il caso, per esempio, dei cinghiali. Trattasi di animali selvatici la cui presenza nelle aree urbane è legata alla disponibilità di cibo, con notevoli rischi per la salute degli animali domestici ma anche per la salute delle persone, a causa anche degli incidenti stradali.

La gestione delle specie aliene invasive è una priorità anche in funzione degli obiettivi di sviluppo sostenibile, per la tutela della biodiversità e della salute umana ed animale, nonché per la riduzione della fame.

Se da un lato le istituzioni, compresi gli organismi sovranazionali ed internazionali come EFSA, ECDC, EPPO, si occupano di fornire linee guida che con le norme nazionali aiutano a costituire un quadro per la gestione delle problematiche legate alle specie invasive, anche ogni singolo cittadino può agire a riguardo.

Allo stesso modo, il settore del Pest Management, nel suo insieme, dovrebbe iniziare ad affrontare la tematica in maniera sistematica ed organica per fornire il proprio contributo sia per la segnalazione delle nuove aree infestate ma anche e soprattutto per definire con le Parti interessate (le Autorità e le Pubbliche Amministrazioni) strategie sostenibili e professionali di intervento, evitando la diffusione di pratiche scorrette di controllo o con impatti negativi, anche individuando prodotti e strumenti integrati (compreso l’impiego di antagonisti naturali) da rendere disponibili sul mercato nazionale.

 

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