Coronavirus: previsioni delle infestazioni dopo l’inattività umana

165* 14 agosto 2020

Abbiamo partecipato al Seminario interattivo tenuto su internet, un vero e proprio appuntamento virtuale di aggiornamento.

Si è discusso il tema del PCO (Pest Control Organisation) nella riapertura dei locali dopo le restrizioni obbligatorie che ne hanno previsto la chiusura.

Sul tavolo (o, meglio, sullo schermo) si sono affrontate riflessioni e condiviso spunti con i tecnici della Colkim (una delle maggiori Aziende italiane fornitrici di prodotti ed attrezzature destinate ai disinfestatori professionisti) e con l’intervento straordinario di altri esperti.

La teleconferenza a circuito chiuso, rivolta per questa occasione a circa 240 partecipanti di tutta Italia, ha portato alla luce alcuni interessanti aspetti che riportiamo di seguito.
Sicuri che le nozioni potranno essere di utile interesse per tutte quelle attività del settore alimentare (bar, pasticcerie, gelaterie, pizzerie, trattorie, ristoranti, ecc.) e non.

Relativamente all’attività murina, si è innanzitutto ritenuto che presumibilmente i topi si saranno mossi in cerca di cibo con un comportamento diverso dal solito causa della ridotta attività umana.
Avranno avuto, con ogni probabilità, la possibilità di aver raggiunto nuove zone.

Ovviamente c’è da fare un distinguo.
In questo periodo di primavera in cui la proliferazione dei roditori è massima, se laddove l’abbondante disponibilità di cibo ha potuto facilitare infestazioni importanti, è vero che in caso di assenza di alimenti, avrà portato la colonia dei ratti a sacrificare i più giovani del gruppo e portandola a nutrirsi ad esempio anche di erba ed invertebrati in quelle aree in cui non è stato eseguito lo sfalcio.

In una realtà in cui i locali sono rimasti chiusi e senza controlli, sarà opportuno rafforzare le misure di lotta e controllo.

È opinione degli addetti ai lavori che, per situazioni non presidiate da alcune settimane, gli interventi interni, qualora fosse possibile, sono opportuni anche prima dell’apertura.

Altro argomento da non sottovalutare è la questione del possibile aumento del contagio, essendo topi e ratti portatori di batteri, virus, ecc. La disinfezione manuale, quindi, si rende assolutamente necessaria non solo per una lotta contro il coronavirus, bensì anche per tutta l’altra vasta gamma di agenti patogeni.

Stiamo vivendo una situazione senz’altro nuova per tutti. E le situazioni, per quanto ipotizzabili, non sono del tutto prevedibili.

Il pensiero è che, tecnicamente, la derattizzazione vedrà metodologie da calibrare di volta in volta, in quanto essendo i roditori diffidenti e neofobi, sarà utile agire col pre-baiting, azione per contrastare il sospetto, aspetto “caratteriale” già insito nel topo.

Già prima dell’epidemia, un incremento del ratto nero e del topo domestico lo si è appurato anche nelle zone collinari per le temperature invernali divenute nel tempo più miti.
Mentre le aree agricole le infestazioni hanno tenuto una media “normale”, essendo zone più mantenute in quanto gli agricoltori sono stati operativi.

Non ci sono attualmente prove di trasmissibilità del covid-19 da parte dei ratti. Ma questa possibilità è al vaglio di studi, poichè per via del tipo di manto grasso del topo e del suo pelo, il virus in tale superficie potrebbe resistere alla disidratazione mantenendosi attivo più che in altre circostanze.

Se l’intelligenza adattativa dei roditori è nota, anche le blatte hanno dimostrato una buona capacità di ambientazione. Ciò provoca l’aumento di questi infestanti nei locali.

Fattori di incremento sono assenza dell’uomo: gli scarafaggi hanno avuto modo di muoversi indisturbati. Inoltre, la mancanza di luce e la maggiore umidità, ne ha aumentato l’attività, incoraggiata da questa situazione. Non sarà strano quindi vedere le loro ooteche (involucri contenti le uova) anche in mezzo alle stanze.

Una ricerca dell’Università di Londra ha dimostrato la capacità delle blatte di trasmettersi le informazioni utili sui siti ricchi di cibo. Caratteristica propria di altri insetti definiti sociali come lo sono per esempio le formiche.

Il pco si troverà verosimilmente ad affrontare situazioni di emergenza.

Una strategia coaudiuvata all’accettazione dell’esca alimentare, per un miglioramento dei risultati, è rappresentata dall’utilizzo di prodotti non repellenti in abbinazione sinergica.

In questo periodo di maggiore sensibilità il gestore dovrebbe essere più disponibile agli importanti monitoraggi.

Un effettivo aumento di piccioni nelle aree abitative (probabilmente meno infastiditi dalla dimunuita attività umana) ha incrementato la presenza di guano, sostanza organica favorevole alla proliferazione della blatta orientale (scarafaggio nero).

Negli edifici scolastici chiusi, come peraltro nelle mense di piccole aziende che non rientravano nel codice ateco che permetteva loro di continuare a lavorare, si prospetta uno scenario in cui l’ambiente sia più controllato, essendoci presumibilmente meno presenza di cibo.

Contrariamente alla diffusa preoccupazione delle persone rivolta alle zanzare quale ipotetico vettore, l’insetto più pericoloso per una potenziale trasmissione di virus potrebbe essere invece la mosca.
Finora, questa possibilità, è stata forse sottostimata. Infatti le mosche, più che i moscerini, contaminano alimenti e superfici anche solo con i loro arti.

Importante in tal senso risulterà quindi a maggior ragione la sostituzione annuale dei tubi/lampade per ottimizzare l’efficacia degli elettroinsetticidi per il controllo di insetti volanti. Altresì il cambio dei relativi collanti. Da valutare eventualmente un’integrazione di qualche unità, per un maggior controllo, non prima di aver seguito le fondamentali indicazioni “pest proofing”.

 

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