1367* 26 settembre 2025
Negli ultimi sette anni l’Unione Europea ha raddoppiato l’export di pesticidi vietati nei suoi campi.
Ha autorizzato così l’esportazione di più di 120.000 tonnellate di prodotti contenenti 75 sostanze chimiche proibite nel 2024.
Questi prodotti pericolosi sono destinati soprattutto a Paesi a medio e basso reddito, tra cui Brasile, Ucraina, Marocco, Cina, Sudafrica e 25 paesi africani.
E l’Italia è tra i maggiori esportatori europei, con circa 7.000 tonnellate esportate da sei aziende, che includono sostanze vietate come l’erbicida trifluralin, sospettato cancerogeno e proibito da decenni.
L’attuale normativa europea permette infatti alle aziende di produrre ed esportare pesticidi vietati per motivi di salute e ambiente in Paesi con regolamentazioni più deboli.
Creando di fatto un grave paradosso e un rischio sanitario elevato per i lavoratori agricoli, le comunità locali e la biodiversità.
I pesticidi esportati sono associati a danni cerebrali nei bambini, infertilità, interferenze endocrine e gravi danni alla fauna, in particolare ad api e specie selvatiche.
Una pratica ipocrita da parte dell’UE che vieta tali prodotti sul proprio territorio ma ne permette ampiamente la vendita altrove, causando un impatto globale negativo.
Pesticidi che poi “ritornano” con l’importazione di frutta e verdura da quei Paesi.
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