Pest profiling e retorica

1352* 29 agosto 2025

Alcune “notizie” pubblicizzate sono volte a far parlare di un prodotto cercando di meravigliare o impressionare il lettore/ascoltatore anche con imbarazzanti idee od obsoleti concetti, il tutto come avessero carattere di novità per influenzare l’acquirente suscitando sensazione di stupore e ammirazione.

Come il recente comunicato di quell’esca topicida fatta al sapore di un determinato vino per attrarre i roditori della zona di provenienza tipica di quella bevanda. Ovviamente, per gli addetti ai lavori, argomento conosciuto, ridondante e dalla chiara accezione “vogliamo stupirvi con effetti speciali”.

Detto questo, navigando in internet ci si imbatte spesso anche in altisonanti termini inglesi utilizzati talvolta per ostentare ed enfatizzare.

Personalmente, ritengo esemplare il termine “pest profiling”, letto in qualche pagina on line.

Da non confondere con il concetto “pest proofing”, ossia tutti quegli accorgimenti strutturali (e comportamentali) utili ad evitare l’ingresso degli infestanti in una struttura da difendere…

Per pest profiling si intenderebbe come l’insieme delle azioni e misure volte a identificare, con valutazione dettagliata delle specie, gli infestanti presenti, dei loro comportamenti e delle risorse che gli infestanti sfruttano per colonizzare un luogo. Quindi, il pest profiling può essere visto come la fase di conoscenza e analisi preliminare nel controllo degli infestanti, essenziale per pianificare efficacemente le strategie di pest proofing e pest control (la disinfestazione).

Nozioni giuste, sia chiaro, ma proporre questo sistema di disinfestazione come approccio innovativo fa alquanto sorridere. Questo perché, da sempre, gli studi entomologici (la branca della zoologia che si occupa dello studio degli insetti) è alla base dell’esperienza di un disinfestatore formato che deve (o… dovrebbe) sapere come, dove e quando agire alla luce degli elementi, diretti od indiretti, che rilevano e… rivelano l’infestazione.

E perché i prodotti disinfestanti professionali (biocidi) sono studiati e prodotti sempre più in modo mirato alle specie da combattere.

Quindi la conoscenza, non solo in considerazione della sostenibilità tanto promulgata da qualche anno, è l’inizio da cui parte la strategia del pest management, che include indubbiamente, tra le varie fasi, “l’identificazione dettagliata dell’infestante, sulle sue abitudini e sul contesto ambientale in cui si trova”.

Perciò, la terminologia “pest” (parassita) e “profiling” (profilazione) che si riferisce “a un processo di analisi che consente di raccogliere dati precisi sulle specie infestanti, attraverso un monitoraggio attivo e costante… che si costruisce un vero e proprio profilo comportamentale del parassita, individuando punti di ingresso, comportamenti riproduttivi, preferenze alimentari e periodi di maggiore attività”… risuona molto retorico.

Quando si “esibisce” il pest profiling quale “soluzione ideale in tutti quei contesti in cui la sicurezza ambientale e il benessere delle persone hanno priorità assoluta e dalle metodologie non invasive, che coniugano efficacia e responsabilità” non si propone nulla di nuovo, nulla di originale, e tanto meno nulla di rivoluzionario. Ma dovuto, necessario.

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