Insetti Volanti: elettrocuzione e contaminazione. Uno studio.

604* 26 gennaio 2022

(Articolo di ormatorino.com)

Le trappole luminose sono dispositivi, disponibili in diversi modelli, efficaci per il controllo degli insetti in svariati ambienti, ma non tutte possono essere utilizzate in qualunque luogo.

Per questo la loro scelta deve essere ponderata considerando diversi parametri tra cui:
– il contesto in cui sono posizionate;
– il potenziale rischio di contaminazione;
– l’efficienza;
– il risparmio energetico.

In particolare in questo approfondimento affronteremo i rischi legati alla possibile contaminazione causata dalle trappole ad elettrocuzione in scenari dove sono presenti alimenti non adeguatamente protetti o persone.

Le mosche (Musca domestica), come scrive Greenberg (1965, 1973) possono diffondere otre 100 diversi agenti patogeni compresi virus, batteri, funghi oltre che uova di endoparassiti, molti dei quali possono parassitare l’uomo e gli animali.

Un metodo comunemente utilizzato per il controllo degli insetti volanti è l’uso di trappole luminose a luce UV munite di griglie fulminanti.

Purtroppo questo tipo di trappole, causando la morte degli insetti per folgorazione, provocano una notevole dispersione di frammenti del loro corpo nell’ambiente ed in particolare nell’aria in prossimità del dispositivo stesso.

Questi frammenti non sono formati solo da parti del corpo dell’insetto eventualmente contaminate, ma contengono anche metalli provenienti dalla griglia elettrica stessa.

Per dare un’idea di come queste trappole contribuiscano alla diffusione di parti di insetto contaminate, si riporta di seguito un riassunto con nostra libera traduzione di uno studio effettuato in laboratorio da Urban J.E e Broce A. (2000) dal titolo “Killing of flies in electrocuting insect traps releases bacteria in viruses”.

LO STUDIO:

Per comprendere meglio il destino dei patogeni trasportati dagli insetti quando questi subiscono l’elettrocuzione, alcune mosche (Musca domestica) sono state contaminate col batterio Serratia marcescens ed altre con il batteriofago (un virus che infetta i batteri) ΦX174.

Le mosche infettate sono state successivamente folgorate da un modello comunemente in commercio di trappola luminosa ad elettrocuzione.

MATERIALI E METODI:

Le mosche (Musca domestica) utilizzate nel test sono state allevate in laboratorio e infettate all’età di 2-3 giorni dallo sfarfallamento tramite l’alimentazione o spruzzando batteri e virus direttamente sulla superficie del loro corpo.

L’infezione tramite l’alimentazione è stata ottenuta lasciando gli esemplari a digiuno per 18-24 ore e poi alimentandoli per 30 minuti con una soluzione di saccarosio al 5%, fluoresceina (come colorante) e 2.0×108 S.marcescens/ml per le mosche da infettare con il batterio, o 2×109  ΦX174 virus/ml per le mosche da infettare con il virus.
Dopo l’alimentazione gli insetti sono stati raffreddati (per rallentarle consentendo l’analisi) e posti sotto luce UV.

Tra tutte le mosche, solo le 210 alimentate con il virus e le 410 alimentate con il batterio i cui addomi hanno mostrato fluorescenza sotto la sorgente UV son state selezionate, ordinate in base al sesso e lasciate a riscaldarsi prima del test per 30 minuti.

Per determinare la quantità di batteri o virus ingeriti, 5 individui maschi e 5 femmine sono stati sacrificati per la valutazione della carica batterica e virale.

La carica batterica media iniziale trovata è stata di 1.4×106 batteri/mosca, mentre la carica media virale è stata di 5.7×106 virus/mosca.

Successivamente, altre 205 mosche sono state spruzzate con circa 2 ml di fluido contenente 2.0×108 S.marcescens/ml e altre 405 mosche con 2 ml contenenti 2×109  ΦX174 virus/ml.

Anche in questo caso 5 mosche per gruppo sono state selezionate per determinare la quantità di agenti patogeni sulla loro superficie dando come risultato una carica media di 1.5×106 batteri/mosca e 7.5×105 virus/mosca.

Procedure per l’elettrocuzione degli insetti:

Per ogni gruppo è stata eseguita la seguente procedura:
Per determinare la diffusione dei patogeni sono state posizionate delle piastre Petri non contaminate a cinque distanze differenti dalla lampada in una stanza come da figura:


Le mosche contaminate sono state rilasciate all’interno della stanza e l’esposizione delle piastre Petri è iniziata da 10 minuti prima dell’accensione della trappola fino a 40 minuti dopo il suo azionamento.

Le piastre sono state cambiate ogni 10 minuti e alla fine di ogni prova sperimentale sono state raccolte 5 mosche morte per quantificare la carica batterica e virale dopo la folgorazione.

Un ulteriore controllo sulla presenza di patogeni dispersi nell’aria è stato fatto aspirando l’aria stessa in prossimità della trappola ad intervalli di 10 minuti durante tutto il periodo della prova.

RISULTATI:

I risultati dell’esperimento (fatto in più repliche) sono riportati nella tabella, che mostra come i batteri e i virus siano stati rilevati dalle capsule Petri addirittura prima che la trappola luminosa fosse accesa (evidenziando come le mosche siano effettivamente diffusori di patogeni).

Dai dati emerge come la contaminazione sia stata diffusa in misura maggiore dalle mosche infettate superficialmente ed in misura minore da quelle infettate tramite l’alimentazione.

Il numero di batteri e virus rilevati sulle piastre Petri è aumentato dopo l’accensione della trappola luminosa e la conseguente elettrocuzione delle mosche attirate dalla luce uv.

Il maggior numero di mosche è stato fulminato durante i primi 10-15 minuti dall’accensione della trappola ma nonostante tutto, in tutti i test fatti, la contaminazione è continuata anche negli ultimi 10 minuti di campionamento quando ormai quasi tutte le mosche erano state folgorate, indice che i frammenti di insetto in sospensione nell’aria richiedono diverso tempo a ricadere sulle superfici.

I dati mostrano come tutte le capsule Petri risultano contaminate, anche le più distanti (1.83m dalla trappola). La quantità maggiore di batteri e virus però si concentra direttamente sotto la trappola luminosa e nella capsula a 0,46 metri dalla trappola stessa.

L’elettrocuzione dell’insetto, come mostrato dai dati derivanti dall’analisi delle mosche dopo la folgorazione, riduce ma non elimina la carica patogena, soprattutto nel caso delle mosche contaminate per alimentazione il numero di batteri e virus presenti all’interno dell’insetto resta pressoché inalterato (diminuisce solo del 25%).

CONCLUSIONI

Le trappole luminose sono un prezioso mezzo di controllo degli infestanti, ma nel caso dei modelli ad elettrocuzione non possono essere utilizzati in determinate situazioni quali ad esempio: vicino a cibi in preparazione o scoperti, in aree ospedaliere che devono rimanere asettiche o in altri luoghi a rischio come asili nido o zone frequentate da neonati e bambini piccoli.

Per queste aree si deve optare per l’utilizzo di lampade con diversi sistemi di cattura come ad esempio piastre collanti che impediscono la dispersione di frammenti di insetto nell’ambiente.

Nel settore della disinfestazione civile le trappole luminose sono andate incontro a miglioramenti nel tempo.

 

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