1322* 06 luglio 2025
(Articolo tratto da Osd)
Fra le specie aliene di insetti che hanno colonizzato il nostro paese, un infestante particolarmente pericoloso è la popillia (Popillia japonica), un coleottero scarabeide (“gruppo” Rutelinae) in grado di attaccare numerose colture agricole, campi e tappeti erbosi, piante ornamentali e forestali. Attualmente è presente in buona parte della Lombardia e del Piemonte, mentre alcune segnalazioni sono state effettuate in Valle D’Aosta e in Emilia Romagna (alcuni comuni della provincia di Piacenza). Poichè questo parassita evidenzia un’elevata plasticità ecologica che gli permette di invadere nuove aree in poco tempo, sono state individuate delle aree cuscinetto, limitrofe alle zone infestate, che comprendono ad esempio per l’Emilia anche una piccola parte della provincia di Parma. Il pericolo di questa specie è legato anche alla facilità di dispersione passiva tramite il trasporto, con individui trovati in Friuli-Venezia Giulia e Sardegna, ma che non hanno dato origine apparentemente a popolazioni stabili.
L’adulto si riconosce facilmente: lungo 9 -12 mm, presenta il capo e il pronoto verde metallizzato, mentre le elitre sono marrone rossiccio, con caratteristici ciuffi di setole bianche lungo i margini e nella parte terminale dell’addome. Si tratta di forti volatori, che in media possono percorrere oltre 2 km nell’arco di 24 ore, anche se in alcuni casi possono spostarsi fino a circa 12 km. Gli insetti così possono comparire all’improvviso, in grande numero perché mostrano un forte comportamento di aggregazione che facilita lo sfruttamento delle risorse alimentari. Sono le femmine fecondate che colonizzano nuovi ambienti, seguite poi dai maschi che percepiscono il loro “odore attrattivo” (le femmine si devono accoppiare ancora per una nuova deposizione delle uova) e che contribuiscono ad aggravare il danno alla vegetazione. Gli adulti, che preferiscono spostarsi fra le ore 12.00 e le 15.00, si alimentano di foglie, ma anche di fiori e frutti, rovinando velocemente i tessuti vegetali quando decine o centinaia di individui stazionano contemporaneamente sulla stessa pianta oppure nelle immediate adiacenze.
Il ciclo biologico dura un anno. Gli insetti maturi compaiono in giugno, con massima attività in luglio, anche se talvolta si trovano individui fino a settembre. Le uova (40-60) vengono deposte a 7-8 cm di profondità nei prati umidi oppure nelle colture di mais e soia, e schiudono dopo 10-14 giorni. Le larve erodono le radici di graminacee prative: passano l’inverno nascoste nel terreno profondo a 10-25 cm, risalgono negli strati più superficiali in primavera e danno poi origine alla nuova generazione in estate.
Il controllo delle popolazioni di questo coleottero risulta complesso e diversi sistemi di gestione sono ancora a livello sperimentale. Infatti gli insetticidi testati hanno evidenziato una scarsa efficacia a lungo termine e la bassa selettività dei vari principi attivi sugli artropodi non target ha portato a selezionare una strategia integrata, con un utilizzo chimico solo dove necessario. Per proteggere i raccolti e le piante da frutto, vengono sempre più spesso installate delle strutture con telaio (treppiede), in grado di sostenere una rete in fibra di poliestere o polietilene, che è stata trattata chimicamente con piccole quantità di alfa cipermetrina oppure deltametrina. Al centro del sostegno viene posizionato un piccolo contenitore con attrattivo alimentare e feromone specifico. Il sistema permette così di attirare gli adulti, maschi e femmine, i quali, spostandosi e camminando sulla rete, entrano in contatto con il piretroide avvelenandosi in maniera irreversibile. I risultati sono stati incoraggianti, con efficacia comprovata per parecchie settimane.
Per il controllo biologico sono stati utilizzati invece dei funghi entomopatogeni, con dubbia efficacia su adulti e larve, mentre gli effetti più promettenti sono stati ottenuti sulle forme giovanili con l’inoculamento di nematodi specifici nel terreno infestato. Nel nostro paese non è stato identificato alcun parassitoide e anche l’utilizzo di questa metodologia in altre aree colonizzate da questo insetto non ha prodotto risultati accettabili.
Nel contesto di gestione relativo a questo infestante, si inserisce anche l’utilizzo di trappole con attrattivi specifici, che hanno la capacità di operare come sistemi di cattura massiva oppure di monitoraggio al fine di intercettare lo spostamento degli adulti verso zone ancora scarsamente frequentate. In alcuni casi un dispositivo così specifico è in grado di catturare fino a 200-300 individui nell’arco di una sola giornata. Recentemente è stata immessa sul mercato una specifica trappola in plastica che viene innescata con attrattivo a base di sostanze oleose vegetali e relativo feromone sessuale inclusi nella stessa pipetta. Generalmente si catturano più maschi rispetto alle femmine, in rapporto 3:1. La sua efficacia è legata al posizionamento: il dispositivo deve essere installato in prossimità degli ambienti da preservare, ad un’altezza di circa 1,5 m ed ogni punto di raccolta copre un’area di circa 500 mq. Naturalmente non si risolve un grosso problema di infestazione, ma a carattere locale si possono ottenere delle informazioni più precise sulla distribuzione e contribuire contemporaneamente a eliminare dall’ambiente un numero cospicuo di coleotteri defogliatori così voraci.
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