Disinfestazione Zanzare: il Piano Nazionale Arbovirosi (PNA). I “professionisti” ve la raccontano giusta?

1306* 08 giugno 2025

Riportiamo uno stralcio di un articolo che potrebbe far chiarezza su alcuni concetti relativi alle pratiche operative inerenti alla lotta contro le zanzare.

Un’occasione, per chi volesse capire, di valutare le consulenze propinate da chi si dice essere “professionista”.

(Articolo parzialmente tratto da Osd)

“Il Ministero della Salute ha istituito un tavolo tecnico intersettoriale sulle malattie trasmesse da vettori che ha redatto il Piano Nazionale Arbovirosi (quello in vigore è per il 2020-2025) al fine di tradurre gli orientamenti internazionali in pratiche operative concrete.

L’attuale PNA prevede per la gestione delle zanzare delle azioni preventive: rimozione fisica dei ristagni di acqua, interventi di manutenzione del verde pubblico, sensibilizzazione della popolazione. Identifica delle misure di contrasto al vettore basato su un approccio integrato: trattamento dei focolai larvali non rimuovibili (come i tombini stradali) con prodotti antilarvali in via primaria e l’impiego di insetticidi adulticidi in accordo con le autorità sanitarie in situazioni emergenziali o comunque di una reale necessità.

Diverse regioni italiane propongono uno schema di ordinanza per la lotta alle zanzare che ogni singolo comune deve trasformare in ordinanza sindacale. Tutte danno priorità agli aspetti preventivi e di lotta antilarvale mentre le più stringenti impongono delle regole severe per l’applicazione della lotta adulticida: verifica della reale necessità, comunicazioni preventive alle ASL via PEC (di norma 5 giorni prima) e apposizione di cartelli di avviso 48 ore prima. Le ordinanze comunali poi vengono emesse mantenendo tal quale le raccomandazioni o modificandole: questo genera una notevole confusione tra i professionisti delle disinfestazioni che nello spazio di pochi chilometri possono trovarsi a lavorare con regole anche molto diverse da comune a comune.

Il PNA prevede anche un piano di sorveglianza entomologico su tutto il territorio nazionale e contiene dei protocolli operativi per il controllo dei vettori in caso di insorgenza di casi di arbovirosi che bypassa le ordinanze comunali imponendo l’obbligo di una serie di interventi di lotta antilarvale e adulticida ai vettori come le zanzare.

La lotta antilarvale è quella sempre prioritaria, in area privata come in quella pubblica. Questo tipo di lotta infatti presenta la caratteristica di essere mirata sui potenziali focolai larvali non rimuovibili con l’impiego di prodotti in modo mirato, limitando anche l’impatto che queste sostanze hanno sull’ambiente e su organismi non target. Sul mercato esiste un ventaglio di prodotti con caratteristiche diverse. Gli IGR (Insect Grow Regulator) sono i prodotti di più lungo impiego vuoi per la loro praticità vuoi per il prezzo. Agiscono alterando la regolazione della crescita delle larve. 

L’ultima tipologia di prodotto presente sul mercato sono gli olii e i derivati siliconici. Questi prodotti funzionano in maniera meccanica diminuendo la tensione superficiale dell’acqua stagnante e impedendo a larve e pupe di “agganciare” il pelo dell’acqua e respirare, uccidendole. Questi larvicidi, in genere in formulazione liquida (esistono anche delle capsule di cellulosa riempite di olio) possono essere impiegati esclusivamente nelle caditoie urbane pubbliche o private (5 ml a tombino) per eliminare larve e pupe di zanzara. Per l’ambito pubblico – vero impiego di questi prodotti – l’applicazione deve essere effettuata tramite pompe dosatrici specifiche.

Come noto il PNA prevede l’impiego di insetticidi adulticidi non più a calendario ma al verificarsi di determinate condizioni: reali necessità (tramite monitoraggio dell’ovideposizione, la cattura di individui adulti con dispositivi appositi, report di un entomologo terzo, ecc.) o emergenze sanitarie. Rispettando le indicazioni delle autorità territoriali competenti (i comuni) gli specialisti del settore hanno di fatto in mano una serie di molecole della sola famiglia dei piretroidi. Le molecole più impiegate per la lotta alle zanzare sono la cipermetrina, la permetrina e la deltametrina. Queste sostanze a loro volta possono essere associate ad altre sostanze attive abbattenti come il geraniolo, il piretro, la tetrametrina e la pralletrina. Queste sostanze abbattenti, geraniolo a parte, sono dette PBO-dipendenti e sono spesso associate al piperonilbutossido (secondo dei rapporti quantitativi precisi) per massimizzarne l’efficacia. Il PBO, infatti, svolge diverse funzioni: scioglie lo strato ceroso sulla cuticola degli insetti facilitando la penetrazione degli attivi e inibisce il citocromo P450 che metabolizza le sostanze attive svolgendo una funzione detossificante. In questo modo occorre meno sostanza attiva tossica per raggiungere l’effetto abbattente. Ad oggi si registrano sul territorio italiano diversi casi di ridotta sensibilità ai piretroidi (soprattutto cipermetrina e permetrina) in Trentino-Alto Adige, Veneto, Emilia-Romagna, Lazio e Puglia, motivo per cui questi prodotti vanno impiegati esattamente come riportato in etichetta e sempre secondo la ratio indicata da PNA e comuni.

Negli ultimi anni si è assistito all’immissione sul mercato di nebulizzatori fissi automatizzati per la nebulizzazione di prodotti liquidi negli ambienti. A onor del vero l’efficacia di questi dispositivi può essere davvero elevata ma, se vengono usati insetticidi registrati per impianti automatizzati, questi sistemi vanno considerati come trattamenti a calendario e quindi scoraggiati. Inoltre, sarebbe opportuno che questi impianti fossero dotati di sistemi come igrometri e anemometri che impediscano la nebulizzazione in caso di pioggia o forte vento. È sempre fondamentale conoscere le ordinanze anche in questo caso. Di contro i sistemi di nebulizzazione automatizzata hanno aperto la strada a un nuovo concetto di lotta: quella con prodotti repellenti”.

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