Riusciremo in futuro a controllare gli attacchi degli insetti? (Articolo by Sygenta)

411* 15 giugno 2021

I principi attivi degli insetticidi professionali ad uso civile (per il mondo degli insetti più “urbano”) provengono per buona parte dalle conoscenze, scoperte, sperimentazioni, ecc. del mondo dell’agricoltura.

Per questo pubblichiamo un articolo di Sygenta: gli sforzi, gli impegni economici, i tentativi di difesa delle molecole… sono tutti concetti spesso conseguenti,  o comunque collegati, trai due mondi.

“Vorremmo parlarvi della difesa dagli insetti e di come il successo di questa sia legato alla gestione della resistenza.

Crediamo di trovarvi tutti d’accordo dicendo che gli insetti rappresentano la problematica più difficile da gestire nelle colture floreali e ornamentali ed il nostro lavoro è reso ancora più arduo perché nel corso degli anni la nostra “cassetta degli agrofarmaci” si è progressivamente ridotta.

A proposito, noi preferiamo usare il termine “agrofarmaco” al posto di “pesticida” o “prodotto fitosanitario”, perché in effetti, quelli che utilizziamo, sono semplicemente i farmaci utilizzati per le piante.

Spesso ci sentiamo chiedere “ma perchè non sviluppate un nuovo insetticida?”

Vi assicuriamo che noi e le altre aziende del settore ci impegniamo con passione ogni giorno, ma la normativa è più stringente rispetto al passato e immettere un nuovo agrofarmaco in commercio è più complesso e richiede un lungo ed attento processo di valutazione da parte delle istituzioni preposte.

Quindi la “cassetta degli agrofarmaci” si sta svuotando?

E’ evidente che siamo in una fase di veloce innovazione, molte delle molecole che utilizzavamo in passato non hanno le caratteristiche per superare gli elevati criteri di valutazione oggi impiegati, per questo motivo vengono progressivamente ritirati dal commercio, e, allo stesso tempo, il numero di nuovi agrofarmaci immessi sul mercato non è sempre sufficiente a bilanciare il numero di quelli revocati.

Con la (poca) chimica a nostra disposizione è sempre maggiore il rischio di creare fenomeni di resistenza.

Quelli di voi che hanno familiarità con le colture orticole sanno fin troppo bene che ci sono insetti come la Tuta absoluta, per i quali la maggior parte delle molecole oggi disponibili non è più efficace.

Quindi la domanda che vi poniamo questa settimana è “che cos’è la resistenza?”

Tecnicamente, l’Insecticide Resistance Action Committee (IRAC) la definisce come:

Un cambiamento ereditario nella sensibilità di una popolazione di parassiti che si riflette nel ripetuto fallimento di un agrofarmaco nel raggiungere il livello atteso di controllo, quando usato secondo le raccomandazioni di etichetta per quella determinata specie.”

O:

“Quando una popolazione di insetti non può più essere controllata da una dose di insetticida che in passato avrebbe fornito un controllo efficace.”

O:

“Quando gli agrofarmaci smettono di funzionare”

Gli insetti che hanno cicli biologici brevi possono sviluppare resistenza agli insetticidi più facilmente rispetto a quelli con ciclo più lungo, come i lepidotteri, ad esempio.

Ma una domanda ancora più importante è, come possiamo evitare l’insorgere della resistenza?

Utilizzando gli agrofarmaci seguendo le prescrizioni in etichetta: dose, timing e strategia anti-resistenza

Alternando agrofarmaci con diverso meccanismo di azione.

Integrando il programma di difesa tradizionale con gli insetti utili, in modo da ridurre il numero di trattamenti nei periodi di bassa infestazione

Un’ulteriore domanda potrebbe essere, come faccio a essere sicuro che sto alternando agrofarmaci con diverso meccanismo di azione?

I nuovi agrofarmaci riportano in etichetta il meccanismo di azione.

Per essere sicuri di alternare il meccanismo di azione è sufficiente impiegare agrofarmaci che riportano in etichetta un codice IRAC diverso.

(Purtroppo le vecchie etichette non riportano ancora il codice IRAC)

Come ha origine una popolazione resistente?

All’interno di una popolazione di insetti sono naturalmente presenti alcuni (pochissimi) individui che casualmente sono resistenti a un determinato insetticida.

Motivo per il quale solo una parte della popolazione viene uccisa dall’insetticida stesso (cioè i soggetti sensibili).

Una parte della popolazione sopravvive all’insetticida (individui resistenti).

I sopravvissuti si riproducono e trasmettono la resistenza alla generazione successiva.

Come si accumula la resistenza nel tempo?

Nella figura che segue è schematizzato come si genera la resistenza all’interno di una popolazione di insetti quando vengono utilizzati in successione insetticidi che hanno lo stesso meccanismo di azione.

Quali vantaggi offre una corretta gestione della resistenza?

Il primo vantaggio è, senza dubbio, la MAGGIOR DURATA degli insetticidi disponibili.

Se gli insetticidi mantengono inalterata la loro efficacia, le popolazioni di insetti dannosi possono essere contenute con un numero minore di trattamenti ed effettuando un numero limitato di miscele di agrofarmaci: questo si traduce in RISPARMIO di tempo (per eseguire il trattamento) e denaro (per l’acquisto degli agrofarmaci).

Effettuare un numero minore di trattamenti significa anche ridurre l’impatto sull’ambiente e migliorare la SOSTENIBILITA’ delle PRODUZIONI.

Il mondo della difesa sta evolvendo. Se è vero che il numero e le quantità di agrofarmaci impiegati si sono progressivamente ridotte nel corso degli ultimi anni, è altrettanto vero che la Ricerca e lo Sviluppo si sono evoluti in modo altrettanto rapido, consentendoci di sviluppare agrofarmaci sempre più innovativi.

Il nostro impegno è quello di continuare su questa strada, con l’obiettivo di fornirvi agrofarmaci sempre più sicuri, efficaci e mirati, ”strumenti” che vi permettano di operare in linea con una moderna agricoltura sostenibile”.

 

 

Vuoi saperne di più? Scrivici senza impegno!

 

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