Gli scienziati hanno isolato un “supergene” che sembra trasformare le formiche

875* 12 aprile 2023

(Articolo tratto da tecnologia.libero.it)

C’è un particolare “supergene” che sembra trasformare le formiche da instancabili lavoratrici a perdigiorno: gli scienziati sono riusciti a isolarlo e adesso stanno cercando di comprenderlo.

Conosciamo tutti la storia della cicala e la formica: la prima non lavora e si trova poi in difficoltà, la seconda invece è operosa e la biasima.

Ma cosa succederebbe se cambiasse un elemento importante e se anche la formica diventasse una perdigiorno?

La domanda è tutto fuorché fantasiosa, dato che gli scienziati hanno isolato un “supergene” che trasforma alcune formiche in vere e proprie parassite che non fanno più la loro parte nella comunità.

In passato, si pensava che questa tipologia di formiche “pigre” fosse una semplice eccezione che conferma le rigide regole dell’evoluzione e del comportamento di questi insetti.

Oggi, invece, gli studiosi sono stati in grado di trovare il responsabile di questa anomalia.

E adesso stanno cercando di comprenderlo più a fondo.

Ma andiamo per ordine: da decine di anni gli studiosi che si occupano di insetti riservano particolare attenzione all’organizzazione delle formiche, che è da sempre divisa in caste.

Esistono differenti ceti sociali che si occupano di cercare cibo, nutrire le larve, scavare tunnel, riordinare il formicaio, servire la regina e chi più ne ha più ne metta.

Ogni casta si occupa del proprio lavoro in maniera instancabile, ossessivo, al punto da arrivare a sacrificare la sua stessa esistenza per lo scopo.

Tuttavia, a cadenza più o meno regolare, gli entomologi hanno rilevato una particolare “casta”, soprannominata workerless social parasites, ovvero parassiti sociali privi di lavoro.

Le formiche facenti parte di questa casta sono sempre state considerate un’anomalia, perché partecipavano alla vita del formicaio sempre e soltanto per prendere e mai per dare, come se fossero una classe agiata e privilegiata.

Questo tipo di formica mantiene il proprio profilo basso per non farsi notare, ma c’è qualcosa di davvero importante da rilevare, ovvero il fatto che trasmette questo comportamento anche alla sua prole.

Il “supergene” che rende pigre le formiche.

Ecco dunque instillarsi il dubbio negli scienziati: forse queste formiche non agiscono così semplicemente per “l’esempio” dei loro genitori, ma anche e soprattutto per via di un gene.

A ragionare su questa possibilità sono stati gli entomologi del Laboratorio di Evoluzione Sociale e Comportamento della Rockefeller University che, insieme ad alcuni ricercatori dell’Università di Harvard, hanno elaborato una teoria dimostrata da una serie di mutazioni, rilevata su alcune di queste particolari formiche in ambiente isolato.

In base a quanto scoperto, dunque, le formiche “pigre” hanno un supergene mutante molto simile a quello delle Regine, che le programma per trovare modi sempre nuovi per diventare “socialmente parassitarie”.

In sostanza questi esemplari hanno una genetica particolare che le porta a fare il minimo e/o a non fare nulla per andare avanti con la propria vita, facendo acquisire loro consapevolezza del fatto che saranno sempre le altre a fare il lavoro sporco.

Il comportamento delle formiche mutanti.

Secondo gli studiosi, scavare nella genetica di queste formiche potrebbe essere un modo per comprendere meglio i meccanismi molecolari alla base della differenziazione di casta, ma anche per scoprire come e quando una formica si trasforma in una lavoratrice o in una regina, passaggi che sono ancora poco chiari, se non del tutto sconosciuti per alcune specie di formiche.

Non solo: il comportamento di queste formiche potrebbe spiegare lo sviluppo biologico di molti altri organismi.

Finora è chiaro solo che queste formiche mutanti, pigre e in grado di ottenere tutto ciò che vogliono senza essere disturbate o contestate, proliferano deponendo delle uova che poi si schiuderanno insieme a tutte le altre, seppur evolvendosi in modo del tutto differente.

Ora che il gene è stato isolato, però, è solo questione di tempo prima che un comportamento del genere venga spiegato su tutti i livelli.

 

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