Il prodotto giusto

1287* 07 maggio 2025

(Articolo di Osd)

Sul mercato sono disponibili un grande numero di prodotti per la lotta agli infestanti, parte del dovere di ogni azienda professionale di Integrated Pest Management (IPM) è saper decidere con quale strumento/prodotto intervenire di volta in volta per fronteggiare una infestazione.

In Italia, i prodotti utilizzati per la disinfestazione sono regolamentati da normative specifiche che ne disciplinano l’etichettatura e l’uso.

Fitosanitari, presidio medico chirurgici e prodotti biocidi

Fitosanitari, presidio medico chirurgici e prodotti biocidi non sono sinonimi. I prodotti fitosanitari (PF) sono regolati dal Regolamento (CE) n. 1107/2009 che si applica a tutti i prodotti utilizzati per proteggere le piante, parte di esse o i prodotti vegetali dagli organismi nocivi, influenzare la loro crescita o conservare i raccolti dopo la raccolta.

Per l’impiego di questi prodotti occorre essere in possesso del patentino fitosanitario rilasciato dalla Regione di appartenenza dopo aver superato un esame specifico. Il loro uso nel contesto del pest management è molto limitato.

I Presidi Medico Chirurgici (PMC) sono prodotti con azione disinfettante, insetticida, insettorepellente, destinati alla protezione della salute pubblica in ambienti domestici, civili, industriali o sanitari. La normativa di riferimento per questi prodotti è nazionale. Il D.P.R. 392/1998 e ogni prodotto deve essere approvato dal Ministero della Salute.

Non occorrono patentini per l’acquisto e l’impiego e sono, attualmente, lo strumento principale per i professionisti della disinfestazione.

L’altra categoria è quella dei prodotti biocidi (BPR) la cui norma di riferimento è il Regolamento (UE) n. 528/2012 (la “biocidi”), che disciplina l’immissione sul mercato e l’uso di questi prodotti nell’Unione Europea.

Le sostanze attive dei prodotti biocidi sono approvate dall’ECHA (Agenzia europea per le sostanze chimiche) e sono suddivisi in 22 tipi di prodotto (PT). I più rilevanti per i disinfestatori professionali sono i PT14 (i rodenticidi), i PT18 (insetticidi e acaricidi) e i PT19 (repellenti).

Una ulteriore novità dei BPR consiste nel fatto che esistono diverse categorie di utilizzatori che possono accedere a prodotti diversi o confezionati diversamente.

Le categorie sono General Public (uso domestico e civile, di libera vendita), Professional ovvero destinati a persone che nel corso della propria attività possono usare prodotti in vari settori (aziende alimentari, agricoltori, zootecnia, etc) e Trained Professional quelli riservati ai tecnici delle aziende di disinfestazione e derattizzazione.

Questa suddivisione diventa evidente se si fa un esempio pratico: tutti i rodenticidi sono BPR. I prodotti destinati al General Public hanno forti limitazioni nella concentrazione delle sostanze attive (inferiori ai 30 ppm) e nelle taglie di acquisto (150 grammi per pasta fresca o bustine predosate di cereali, 300 grammi di blocchetti), mentre sono pressoché identici per Professional e Trained Professional: concentrazioni superiori ai 30 ppm di sostanza attiva e assenza di limitazione nella quantità di acquisto.

Le due categorie però non sono uguali: le informazioni riportate in etichetta, le condizioni di applicazione e di gestione variano molto. In sintesi, i disinfestatori professionali utilizzano principalmente PMC o BPR, con molti PMC che stanno passando alla normativa biocidi, causando la scomparsa di diverse sostanze attive dal mercato e, in alcuni casi, inserendo un numero massimo di trattamenti all’anno.

Ad oggi sul mercato sono presenti prodotti repellenti. Se in etichetta viene riportata questa dicitura deve trattarsi di PMC o BPR (con relativi numeri di registrazione), diversamente si deve parlare di disabituanti.

Può sembrare superfluo ricordarlo ma l’acquisto dei prodotti deve essere effettuato in maniera legale, diffidando di rivenditori di dubbia fama e verificando che le confezioni dei prodotti non siano manomesse o accompagnate da etichette posticce o scritte in una lingua diversa da quella del paese di impiego.

Ad oggi il decreto 179/2007 (e successive modifiche) prevede sanzioni amministrative e penali per chi produce o immette sul mercato prodotti non autorizzati o non registrati e per chi impiega prodotti registrati in maniera diversa da quanto riportato in etichetta. Ogni utilizzatore deve ricordare che è responsabile di come impiega questi strumenti.

Leggendo l’etichetta il concetto da tenere a mente è: posso fare quello che è scritto, quello che non è scritto semplicemente non si può fare.

Per la scelta del prodotto giusto occorre basarsi sempre e solo sui documenti con un valore legale che accompagnano il prodotto: l’etichetta e la Scheda di Sicurezza (SdS).

Queste devono essere lette e comprese prima dell’impiego. Le schede tecniche dei prodotti sono documenti esplicativi che non hanno alcun tipo di valore legale e non vanno tenute in considerazione nella scelta dei prodotti.

Il Regolamento CLP stabilisce i requisiti per l’etichettatura dei PMC e dei BPR. Gli elementi di maggior rilievo per i disinfestatori professionali sono: gli organismi target, i campi di impiego, la modalità d’uso, la composizione e i pittogrammi di pericolo.

Trovandosi a fronteggiare una infestazione occorre prima di tutto verificare che tra gli organismi target del prodotto ci sia quello che si deve combattere: in etichetta sono riportati il nome in italiano e il nome scientifico (che identifica quella e solo quella specie!).

Nei “Campi di impiego” si trovano tutti gli ambienti nei quali è possibile impiegare il prodotto: se si deve lavorare in un ambiente dove c’è produzione di alimenti in etichetta si deve trovare la dicitura “industria alimentare”, se si lavora in un giardino invece le voci che interessano saranno “sul verde ornamentale (prati, cespugli, siepi, viali alberati)”.

Nella sezione relativa alle modalità di uso si trovano le diluizioni corrette e gli strumenti da impiegare.

A riguardo il consiglio è di non utilizzare formulati flowable, microincapsulati, polveri e granuli bagnabili in apparecchiature LV, ULV e termonebbiogeni se non esplicitamente indicato.

Un aspetto sottovalutato, nel caso degli insetticidi liquidi impiegati per irrorazione, è che vengono anche indicati quanti metri quadri di superficie vanno trattatati con 1 litro di soluzione: questo aiuta la corretta applicazione delle giuste dosi di prodotto evitando sgocciolamento e spreco di prodotto.

Per quanto riguarda i rodenticidi si trovano i quantitativi da applicare per singolo erogatore.

La composizione dei prodotti è un’altra voce essenziale. I disinfestatori professionali sanno già che le diverse sostanze attive degli insetticidi hanno caratteristiche diverse: residualità (alfacipermetrina, cifenotrina, ciflutrin, chlorfenapyr, cipermetrina, deltametrina, PBO), effetto knock-down (1-R transfenotrina, estratto di piretro, pralletrina, permetrina, tetrametrina).

Alcune sostanze attive hanno un effetto stanante che fa uscire dalle fessure gli insetti che entreranno in contatto con le sostanze tossiche e questo può essere utile in determinati contesti.

Di solito questo effetto è dato dai principi attivi abbattenti (effetto knock-down) mentre una sostanza residuale non piretroide (il chlorfenapyr) ha una repellenza così bassa da poter essere impiegabile insieme ai gel per la lotta alle blatte o alle formiche.

È importante ricordare che l’impatto olfattivo dei prodotti non è dato dalle sostanze attive quanto dai solventi impiegati.

Un discorso a parte lo merita il Piperonilbutossido (PBO). Questa sostanza gioca due ruoli fondamentali nei prodotti insetticidi: facilita l’ingresso delle sostanze attive all’interno degli infestanti target e ne ostacola i meccanismi di detossificazione facendo sì che basti meno sostanza attiva per eliminare l’infestante.

Non tutte le sostanze attive presenti sul mercato necessitano del PBO, quelle dette PBO-dipendenti sono ad esempio il piretro e la tetrametrina, inoltre ci sono delle proporzioni da rispettare tra la concentrazione di sostanza attiva PBO-dipendente e il PBO per avere la massima efficacia del prodotto e al tempo stesso per evitare sprechi e impatto ambientale dal PBO in eccesso.

Di contro, nelle aziende alimentari, il PBO viene rilevato facilmente in caso di analisi multiresiduali sulle superfici e sugli alimenti.

Sulle etichette vengono poi riportate tutta un’altra serie di informazioni essenziali come il titolare della registrazione e l’officina di produzione, il periodo di validità (che insieme al lotto di produzione indica il limite temporale di impiego del prodotto) e le frasi di pericolo che determinano i pittogrammi: un simbolo grafico costituito da un’icona nera su sfondo bianco, racchiusa in un rombo bordato di rosso.

I pittogrammi più comuni e quelli più temuti.

Nel caso dei rodenticidi il pittogramma comune a tutti i prodotti sul mercato è quello derivante dalle frasi H360D: “Può nuocere al feto” e H372 “Provoca danni agli organi (sangue) in caso di esposizione prolungata o ripetuta”.

Per gli insetticidi invece il pittogramma sempre presente è quello che deriva dalla frase H410: “Molto tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata”.

Altri pittogrammi comuni possono essere quelli determinati dalle frasi H315 “Provoca irritazione cutanea”, H317 “Può provocare una reazione allergica cutanea” e H318 “Provoca gravi lesioni oculari”.

Lavorando con pubbliche amministrazioni o con clienti particolarmente sensibili la ratio è quella di impiegare prodotti con il minor numero possibile di pittogrammi, in questo ambito i pittogrammi più temuti sono quelli legati alle frasi H351 e H373. La frase H351 “Sospettato di provocare il cancro” si applica a tutti i prodotti concentrati che contengono una concentrazione di tetrametrina uguale o superiore all’1% mentre la frase H373 “Può provocare danni agli organi in caso di esposizione prolungata o ripetuta” accompagna prodotti con concentrazioni di cipermetrina uguali o superiori al 10%.

Al di là dei pittogrammi e delle frasi di rischio il disinfestatore professionale deve essere in grado di scegliere il prodotto idoneo per ogni circostanza, i DPI necessari e le procedure operative più sicure per il rispetto della sicurezza propria, del committente e dell’ambiente. Safety first!

 

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