Cimici dei letti: cosa fare se il trattamento non è andato bene? L’importanza della professionalità del PCO nelle fasi post-intervento

1299*  28 maggio 2025

(Articolo tratto da OSD)

Per quanto la nostra sia ormai una società votata sempre più al raggiungimento del successo incondizionato (!), mettere in conto degli “insuccessi” potrebbe da un lato accrescere la nostra umiltà, dall’altra collaborare a meglio mettere in discussione le nostre eventuali certezze che spesso sono all’origine di lavori eseguiti superficialmente.

Lasciando ad altri più esperti le disamine socio-etologiche dell’essere umano, vorrei concentrarmi però sull’esame di lavori non andati a buon fine.

Innanzitutto, mettiamolo in conto. Non dovrebbe accadere ma di fatto può succedere e in effetti… succede.

Proviamo ad analizzare un caso pratico nel quale un cliente, anche a un mese di distanza dalla batteria di trattamenti eseguiti, lamenta la ricomparsa del fastidioso fenomeno.

Questo è il momento in cui possiamo scegliere e indirizzare il nostro atteggiamento. Potremmo decidere di minimizzare l’accaduto, affibbiando la responsabilità della cattiva riuscita dell’intervento a entità terze (cliente antipatico, fato, casualità, reinfestazioni, ecc.) o ripercorrere con precisione la nostra attività fino a comprenderne davvero il motivo.

Attenzione!!! La seconda ipotesi, affinché possa davvero coinvolgerci come scelta, dovrebbe poter contare su seria professionalità, reale conoscenza del fenomeno e percentuale d’improvvisazione molto vicina allo 0%.

Qualora doveste scegliere la prima strada, quasi sicuramente spingerete il vostro cliente (ormai ex) frustrato a “googolare” alla ricerca di un nuovo disinfestatore, azione che potrebbe contribuire ad attribuirvi commenti e recensioni negative.

Bene, supponendo la buona fede del cliente (fino a prova contraria), decidiamo per la seconda.

Questa è la fase in cui ripercorriamo l’intera attività alla ricerca di una o più procedure che in qualche modo hanno causato il fallimento del trattamento.

Il primo passo da compiere sarà sicuramente quello di mettersi nei panni e dunque a disposizione del cliente.

Quasi sempre, questa prima fase si traduce nell’incontrare il cliente, condurre nuovamente l’intervista per la raccolta delle informazioni e dei fatti nuovi accaduti e dunque eseguire il sopralluogo.

L’intervista sarà fondamentale per capire se la lamentela è fondata o piuttosto frutto di una psicosi.

Durante la fase ispettiva, pur conoscendo bene l’area interessata, dovremo essere bravi a “resettare” il nostro ricordo per evitare condizionamenti nella ricerca.

Attenzione, a questo punto la ricerca potrebbe essere ancora più complicata di quella condotta in precedenza.

Le tracce saranno, qualora presenti, meno evidenti e talvolta davvero ridotte. Non siate frettolosi, richiederà più tempo. È il caso di non arrendersi troppo rapidamente liquidando la faccenda con un “Non ho trovato nulla!”.

La camera dovrà essere controllata alla perfezione e dovremo fare lo sforzo di ripercorrere pedissequamente ogni attività condotta, ricontrollando ogni piccolo angolo nel quale le cimici (in ognuna delle differenti fasi di crescita) potrebbero aver trovato riparo rendendo vano di fatto, il nostro lavoro.

L’operazione indicata sarà importante per dare innanzitutto una risposta al cliente… ma anche a noi stessi.

Supponiamo di trovare l’insetto citato o anche solo delle tracce nuove (fresche o sfuggite nel primo sopralluogo).

È esattamente il momento in cui le nostre certezze rischiano di crollare, soprattutto se la decorrenza dei tempi ci evidenzia, senza possibilità di replica, che non può che trattarsi di un superstite!

Penseremo all’opportunità persa e a quanto ci costerà riportare quel lavoro sui giusti binari. Non facciamoci prendere dallo sconforto.

A seconda della tecnica utilizzata per il controllo, sarà importante ripercorrere quanto fatto. Potrebbe essere sfuggito qualcosa… o forse no. La procedura adottata potrebbe essere stata perfetta e siamo certi di non aver saltato nessuna fase. Nessun errore da parte nostra.

Quindi?

Quindi la ricerca dovrà interessare un altro livello operativo. Alziamo l’asticella.

In questo caso il motivo della permanenza del fenomeno potrebbe essere attribuito ad altri motivi. Ad esempio caratteristiche strutturali (o forse difetti? Moquette, intercapedini, cartongessi, ecc.) che magari facilitano la migrazione (attenzione a preferire prodotti che abbiano un basso effetto repellente!) e dunque la sopravvivenza di forme che poi riavviano il processo di infestazione o, ancora, procedure gestionali o organizzative adottate dallo stesso cliente che magari non aiutano la risoluzione definitiva del fenomeno (cattiva gestione del materasso infestato, cattiva gestione della biancheria sporca o dei porta biancheria, reintroduzione di suppellettili allontanati prima del trattamento ecc.).

Per quanto a volte estremamente complicato, non solo nell’esecuzione ma anche nella gestione del cliente, si tratta di un lavoro che 9 volte su 10 esalta le capacità tecniche del Pest control operator.

Per quanto possa farci perdere tempo, si tratta di un tipo di lavoro che gratifica. E… siatene certi, il cliente apprezzerà la vostra dedizione anche in caso di intoppi iniziali, il vostro impegno sarà per il cliente contagioso rendendolo (quasi sempre) un grande alleato nella risoluzione del fenomeno.

Vuoi saperne di più? Scrivici senza impegno!

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